Cosa nostra... anche all'estero

E' notizia di questa settimana sul sito della Rappresentanza d'Italia della CE. "Il mese scorso le autorità italiane hanno confiscato alla mafia beni per un valore di 60 milioni di euro. Nel Regno Unito sono stati sequestrati 92,3 milioni di sterline a un'organizzazione criminale proprietaria di beni a Dubai." Non sembra di leggere niente di nuovo soprattutto con riferimento alle pagine di attualità italiana, ma la Commissione vuole sottolineare un problema legato al fatto che i sequestri hanno interessato soltanto una parte del patrimonio complessivo di queste reti criminali, che oggi può essere facilmente trasferito oltre frontiera. Nonostante le norme UE consentano alle autorità giudiziarie di uno Stato membro di chiedere alle autorità competenti di un altro Stato membro di eseguire le decisioni di confisca, è stato rilevato uno scarso livello di attuazione della normativa unitamente ad ostacoli burocratici, spesso indice della mancanza di fiducia nei sistemi giudiziari di altri paesi. "In un periodo di crisi economica duole constatare che gli Stati membri UE si lasciano sfuggire miliardi di euro provenienti da attività illecite, nonostante quattro anni fa i governi abbiano trovato un accordo relativo all'adozione di misure di confisca", ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. "Il fatto che molti Stati membri rifiutino di conformarsi alla decisione quadro del Consiglio, adottata con l'accordo di tutti, dimostra ancora una volta perché il trattato di Lisbona sia necessario allo spazio europeo di giustizia. In futuro l'Unione deve disporre di norme più chiare e più coerenti a livello di applicazione e attuazione, ma soprattutto deve instaurare una maggiore fiducia tra i sistemi giudiziari. Nel frattempo, invito gli Stati membri a predisporre norme di contrasto della criminalità che consentano alle autorità giudiziarie di collaborare per aggredire in maniera efficace i proventi acquisiti illecitamente". Le norme UE in vigore dal 2006 (decisione quadro 2006/783/GAI del Consiglio) consentono agli Stati membri di ottenere la confisca dei proventi di reato all'estero. Ma dalla relazione pubblicata dalla Commissione europea emerge che la metà dei paesi UE non ha ancora attuato tali norme. Ciò significa che i proventi illeciti – siano essi beni, denaro sporco o auto rubate – di un'organizzazione internazionale ricercata in Francia sono al sicuro per esempio in Slovacchia o in Bulgaria. I 13 Stati membri che hanno dato attuazione alle norme le stanno già utilizzando nella lotta alla criminalità. Dovremmo prendere tutti esempio dai Paesi Bassi, che, dall'entrata in vigore di tali norme, hanno inviato alle autorità competenti degli altri paesi UE 121 decisioni di confisca relative a beni per un valore complessivo di quasi 20 milioni di euro. Per maggiori info.
Ultimo aggiornamento: Mer, 18/01/2017 - 09:32